SARAJEVO - LA CITTÀ FERITA
Ho sempre desiderato visitare Sarajevo…
già dall’ormai lontano 1992, da quando in questa città iniziò il più lungo e drammatico assedio della storia contemporanea. “Assedio” – una parola che evoca il Medioevo, eppure era il 1992.
Sarajevo è il luogo in Europa che più simboleggia l’incrocio tra la cultura occidentale e quella orientale e vi si respira una lunga tradizione di società multietnica, dove convivono ancora le tre religioni più importanti, in un clima di tolleranza, incrinatosi però sensibilmente dopo le guerre jugoslave degli anni ‘90.
Ho iniziato la mia visita della città dal sito dell’attentato del 1914 all’Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, gesto che, secondo alcuni storici fu la causa della prima guerra Mondiale.
Il punto esatto dell’attentato è ricordato da una lapide posta all’inizio del Ponte Latino, il più antico ponte della città, che unisce le due rive del fiume Miljacka. Il palazzo di fronte all’accesso del ponte ospita oggi un museo, dedicato quasi per intero a questo evento storico.
Sempre sulla riva destra della Miljacka, sorge l’edificio della Vijećnica, la Biblioteca Nazionale ed Universitaria, distrutta con bombe incediarie durante l’assedio del 1992, che causarono la perdita della quasi totalità dei preziosi libri rari e antichi manoscritti ospitati al suo interno. Ora ricostruito, è la sede del Municipio Cittadino.
Sulla sponda opposta del fiume sorge la Inat Kuča, un edificio in stile ottomano, famoso per il suo “spostamento” pietra per pietra, sull’altra riva, per permettere la costruzione della linea tranviaria della città. L’edificio storico oggi ospita un gradevole ristorante con piatti tipici della cucina Bosniaca.
La visita continua con il centro storico della Baščaršija, il quartiere turco, la zona più caratteristica e anche più turistica della città. Strade lastricate, bazar, negozi che propongono colorato artigianato turco, caffè e ristoranti affollati dagli stessi abitanti e da turisti. Il paragone con Istanbul è magari un po’ azzardato, ma piacevole e inevitabile.
Sarajevo è una città a maggioranza musulmana, con varie ed importanti Moschee, ma a poche decine di metri sorgono anche i simboli delle altre religioni presenti in città: la Cattedrale Cattolica del Sacro Cuore, la Cattedrale Ortodossa della Natività di Gesù e la vecchia Sinagoga che ora ospita il Museo Ebraico di Bosnia ed Herzegovina.
Per ricordare ancora gli episodi di guerra che dal 1992 al 1996 sconvolsero la città, ho visitato il Mercato Cittadino di Markale, dove due bombardamenti con obiettivi civili, provocarono decine di vittime. Ho cercato anche i segni lasciati bombe sulle strade della città. Sono chiamati le “Rose di Sarajevo”, piccoli crateri a corolla che gli abitanti hanno dipinto di rosso, testimonianza delle granate esplose e in ricordo delle persone che qui hanno perso la vita…